giovedì, gennaio 24, 2008

The importance of being uncle


Quasi due settimane fa, era domenica sera, mi sono ritrovato al tavolo in cucina con mio padre e mia madre. In mano avevo un paio di fogli in cui si parlava di una "International English school" con sedi in tutto il mondo. I costi erano cerchiati a penna, e c'erano due piccoli approfondimenti sulle sedi di New York e San Francisco. Abbiamo passato un paio d'ore a discutere, sostanzialmente cercando di rispondere a domande come "Cosa voglio fare da grande?", ma anche "E' giusto girare il mondo con soldi altrui?", "E' giusto rinunciare ad un'offerta interessante e concreta per una aleatoria e poco precisa?", "Arzignano è un buon posto in cui vivere?".
Dipende. La risposta è sempre quella. Dipende.
Ma, allora, da che dipende? Da chi dipende?
Un razionale, quale io sono il mercoledì sera, seduto comodamente su una poltrona ergonomica davanti al computer, mentre alla mia portata ci sono infinità di file e informazioni e la macchina che condivido con mia sorella, parcheggiata qua sotto, sembra potermi portare ovunque, risponderebbe: "Dipende da me".

Ma, alla fine della discussione, c'era una domanda che mi spaventava, e cioé: "Rimarrò bloccato per sempre ad Arzignano?".
Qui dove una volta, mi dicono, erano tutte campagne. Io ne ho viste poche, però ho fatto parte dell'ultima generazione di Arzignano che abbia avuto una casa sull'albero. Poi un giorno sono arrivarono le ruspe e spianaro il tutto per far costruire un palazzo. In quel palazzo venne ad abitare Luca: il miglior portiere che la mia piccola squadra di sfigati avesse mai avuto. Giocavamo su un pezzo di terra brulla e irregolare, in pendenza, con due porte di legno con reti da pesca. Di fianco un giorno ci misero un palazzo. In quel palazzo, al piano terra, venne ad abitare "Giani il belo": un omino magro dagli occhi storti e pochi denti che era riuscito a crearsi un piccolo orto proprio a fianco del nostro campo. Ogni tanto la palla finiva di là e noi entravamo di nascosto a riprenderla, con la fifa matta che lui ci beccasse. Poi però, un giorno, hanno tolto le porte. Chissà se troveranno lo spazio per un altro palazzo.

Qui tutto è ingorgo, tutto è fattore K (capannon), tutto è politica, e della peggiore. Prendi la macchina e lungo la Statale è un susseguirsi di paesi e zone industriali senza soluzione di continuità. Una specie di lunga metropoli, o forse periferia di metropoli, da Verona a Mestre. Non c'è più spazio: è tutto occupato.
Non solo: non c'è soluzione di identità. Siamo veneti, siamo il Veneto. E allora?

Ti vien voglia di andar via. Fanculo: Buenos Aires, San Francisco, Parigi, Bombay.
Io penso che quella che chiami casa è buon posto dove tornare. Poi penso che voglio scegliere. D'accordo: l'idea di avere un controllo completo sul nostro destino è una mera illusione, ma io non voglio avere controllo. Voglio avere responsabilità. Il fatto che non si possano risolvere le magagne del mondo con le nostre sole forze non giustifica il non provarci.

Da lunedì 14 gennaio lavoro all'Editrice Millennium, sarò stagista fino a fine febbraio e poi, forse, dovrebbero assumermi. Ho degli orari molto elastici e lavoro con gente che sa ironizzare, una vera rarità, da queste parti. Correggo articoli, scrivo articoli, curo libri e cerco di ritagliarmi un mio lavoro organizzando "eventi culturali". Ne sentirete parlare.
Mio nipote vivrà a casa mia per un po' ed è grosso e bellissimo. Mangia un sacco, caga di conseguenza, piange poco e dorme a momenti alterni. Sapesse scrivere sarebbe la copia sputata di suo zio. Ma ha tutto il tempo per diventare meno egocentrico.

Il governo Prodi cade non per colpa di manifestazioni di piazza, di riforme impopolari o attentati. Ma perchè hanno arrestato la moglie di Mastella. O perchè il Papa non è potuto andare a parlare all'Università di Roma. La CEI ci ricorda che non è il caso di uscire dal Medioevo. Cuffaro non si dimette.
Io mi incazzo, mi indigno e torno a casa più tardi di mio padre. Alessio Danilo è nel passeggino, o nella culla.
Quando ce l'ho in braccio lo dondolo un po', accenno un paio di passi e gli canto un tango.

4 commenti:

LaVale ha detto...

Io penso che ogni tanto dovresti scrivermi anche due righe.
cazzo, e rispondimi a due righe di mail no?

Anonimo ha detto...

certo che sei scandaloso: sfrutti il dolce nipotino per poterti fare una foto in posa nascondendolo meschinamente.

(frà)

Anonimo ha detto...

Io dico: vattene di qua (cioè, di là), finchè sei in tempo. Ma immagino che la mia opinione non sia esattamente imparziale.

Anonimo ha detto...

fanculo, la squadra non era di sfigati.(tu magari sì, io no!). e neanche piccola. la GRANDE K.!