venerdì, settembre 07, 2007

Velando falsità palesi

Veliamo una falsità palese: le persone vanno al festivaletteratura a rubare libri, il problema è che spesso poi sono i libri a rubare le persone.
Essere rubati da un libro significa più o meno sentire di essere venuti a conoscenza di un piccolo grande segreto, la cui forza sta nell'entusiamo che suscita. E l'entusiamo sta nel diffondere il più possibile questo segreto.
Credo si possa dirlo in maniera migliore, ma stasera ho fatto il mio primo allenamento di calcio dopo tre anni e non è stata una passeggiata.
Tra i tanti libri che abbiamo venduto e regalato (compresi tre al festivaletteratura) qualcuno sarà riuscito a rubare il lettore?
Il punto è che è relativamente facile "affascinare" i "nostri lettori" mentre firmiamo i nostri libri con dediche ammiccanti, com'è accaduto giovedì con un simpatico pinolo il cui nome ho detto a Giacomino di ricordarsi. Ma noi non siamo ciò che scriviamo. (Anche se ho l'impressione che tanto più si assomiglia a ciò che si scrive e tanto più si è autentici).
Io e F dovevamo uscire a cena assieme, venerdì sera, ma ero stanco per via del festivaletteratura attraversato con il ganascia e quindi le ho proposto un aperitivo. Lei ha ribattuto con una colazione l'indomani mattina, al mio negarmi non si è lasciata prendere in contropiede e ha tentato di accordarsi per un caffè domenica pomeriggio. Io ho rilanciato per uno spuntino di mezzanotte mercoledì. Che poi è domani, quindi tra un po' la chiamerò e le darò la possibilità di paccarmi.



AEREOPORTI

Tra un viaggio in autostop e la mia vacanza c'è la stessa differenza che c'è tra il sedersi su una sedia e lo sprofondare comodamente in una poltrona ribaltabile con in mano un cocktail dal gusto orribile ma stilisticamente adatto all'occasione. Ho girato il Brasile in aereo, e dio solo sa (anche perchè lo invocai più volte) quanti ritardi e disguidi ho dovuto sopportare. Delle ragazze che lavoravano all'aereoporto di Belem mi spiegarono che era colpa degli scioperi dei controllori di volo (vi ricorda qualcosa?).
Dopo un po' gli aeroporti smettono di essere tutti uguali, e si riesce a coglierne le piccole differenze. Il problema sono le persone: centinaia di persone che condividono con noi pochi attimi della loro vita e poi scompaiono. Per me è come essere in una grande città piena di insegne: io devo leggere quelle insegne, altrimenti ho la sensazione che perderò qualcosa di fondamentale.
Non so se mi abituerò mai alle coincidenze, soprattutto a quelle sfiorate. A questo guardarsi, squadrarsi, osservarsi nelle sale di attesa, nei negozi, nei corridoi, formulare ipotesi, figurarsi approcci e domande e interessi, e poi più niente, si rimane appesi a un ultimo sguardo, ci si dice addio senza parlare e non ci si vedrà mai più.

1 commento:

Santa ha detto...

Proprio belle le ultime 3 righe e anche il resto è notevole. Attento però che sei in fuorigioco.