mercoledì, settembre 05, 2007

SOTTO IL CULO DELLA RANA...

...in fondo a una miniera di carbone è un'espressione ungherese che indica uno stato di sfiga assoluta.
Trovarsi nel fondo di una miniera di carbone non è il massimo della fortuna, ma il fatto che una - provo ad immaginare - gigantesca rana abbia appoggiato su di te tutto il suo culo rugoso gracidando con indifferenza aggiunge alla tragedia che stai vivendo quel tocco di assurdità necessario a fiaccare ogni tua speranza e farti sentire vittima di un'ingiustizia universale. Come dire: non solo è la vita, è la tua vita.
Che le sfighe non vengano mai da sole è un luogo comune, ma visto lo sviluppo dei moderni mezzi di comunicazione avrebbero potuto avvisarmi, così perlomeno avrei prenotato un intero albergo. Insomma: non solo le sfighe non vengono mai da sole, ma vengono pure senza avvisare. Aprire la porta di casa e trovarsi davanti uno stronzo può essere seccante, ma essere travolti da un'ondata di diarrea non solo è assolutamente umido, indebolisce anche le tue capacità di reazione.
Preso atto della situazione, ho chiesto gentilmente alla rana di spostarsi, ho detto alla marea di diarrea che sarei uscito un attimo a prendere il caffé e ho richiuso accuratamente a chiave la porta della miniera. So che non servirà, ma è stato divertente. Me ne vado a Mantova, domani e venerdì. Vado a tentare di svendere un libro, ma più che altro vado a svendere me stesso. Perchè non c'è modo migliore per darsi un valore che vendersi.



DONNE

Si dice in giro che le donne brasiliane siano ragazze belle e disponibili, e sospetto che sia tutta colpa dei film di serie B degli anni '70 e '801, che hanno creato nel nostro immaginario la figura della brasiliana alta, mulatta, dai capelli ricci e neri, che solitamente fa la doccia nuda proprio nel bagno in cui sei entrato per farti una sega.
Ebbene: è vero. Le brasiliane sono belle, e ci stanno. Ma preferiscono i cinquantenni. Mio padre e Giuseppe, suo amico fidato, se solo azzardavano una passeggiata sul lungomare di Rio senza mogli al fianco, erano continuamente braccati da ragazzotte più alte di me che li prendevano sotto braccio esclamando "Italiani? Italiani!". Io, chissà perchè, dovevo passare per i canali tradizionali. Se non sai ballare può essere un problema. Ma se sei più rigido di un palo della luce piantato del ghiacco antartico, e ti trovi nel paese con il più alto tasso di sale da ballo del mondo, allora sei davvero nei guai. Ma la speranza è l'ultima a morire. Passai due settimane di (dolorosa e rancorosa) astinenza. Ripensavo a me stesso prima della partenza, quando dicevo di aver paura di svegliarmi una mattina nudo, legato ad un letto, senza soldi e con una forte emicrania da sedativo, in qualche favela sperduta di Rio de Janeiro, dopo una spettacolare notte di sesso. Aggiungevo al ricordo l'immagine di un pugile - o un esperto di arti marziali, cioè un personaggio di Street Fighter o Mortal Kombat - che mi sferrava colpi violentissimi con la voracità della lingua di un camaleonte, mentre l'intero ricordo svaniva e i pugni e i calci finivano col far da sottofondo alla frase "una spettacolare notte di sesso". "Spettacolare". "Notte"."Sesso". E così ad libitum fino ad addormentarmi.
Il posto giusto da cui iniziare un giro a Belem è senza dubbio l'Estaçao das docas, un grande complesso di negozi e ristoranti lungo il fiume Parà. Visto la fatiscenza del resto della città, quando le porte scorrevoli si chiudono alle tue spalle e il caldo afoso lascia improvvisamente spazio all'aria condizionata ci si sente spaesati e contenti, pronti a sparare sulla folla. Dopo un'ora passata ad attendere che la mia famiglia svaligiasse il negozi di profumi e creme amazzoniche, mi concedo un giro tra le bancarelle del piano terra in compagnia di Marina, la moglie di Giuseppe. Ad una bancarella c'è una ragazza talmente bella che mi sforzo di non notarla, così da non dovermi sentire in colpa quando mi renderò conto che non ci ho nemmeno provato. Marina le dice che sembra libanese e poi se ne va, lasciandomi nel più totale imbarazzo mentre fingo di interessarmi al verde delle perline di plastica.
Il fatto che una ragazza così splendidamente bella mi rivolga la parola è talmente inusuale, al di fuori di ogni mia aspettativa quanto la scoperta di un secondo pene posto nel culo, mi stupisce al punto che mi comporto in modo perfettamente normale e le rispondo. "Be', sì, potresti sembrare libanese. Ma in effetti hai proprio l'aria della brasiliana". Presta attenzione alle mie parole, risponde, tratta le mie frasi come se fossero profonde aposiopesi2 in procinto d'essere completate. La faccenda è troppo eccezionale perchè me ne stupisca, per cui con savoir faire le chiedo di farmi da guida della città e ci scambiamo i numeri di telefono. La sera stessa la chiamo e ci accordiamo per incontrarci l'indomani mattina. La notte, nel letto, enuncio una legge non scritta secondo la quale la penuria di fica non è mai duratura.
La mattina dopo il caldo soffocante di Belem non m'impedisce di gironzalare per il giardino della cattedrale per almeno un'ora, tra gli sguardi commiseranti degli spazzini. Mi guardo continuamente intorno alla ricerca Louny, ma è ormai palese che non verrà. Mi riunisco mestamente al gruppo, che sta passando in rassegna il mercato del pesce locale. Andiamo a pranzo alla estaçao das docas, dove ovviamente di Louny non c'è traccia, e tento di consolarmi mangiando un'anatra immersa in una strana radice verde che ha l'effetto di rendere insensibile la bocca. Certo, potrei cercare qualche altra ragazza. Ma per la prima volta nella storia del mio rapporto con Louny lo stupore mi assale, trasformandosi in sgomento. Non poteva andare male prima? L'avrei capito. Non può andare male proprio quando sarebbe più ovvio. Poco prima del gelato mia madre mi ricorda distrattamente di prendere la compressa antimalarica.
E molto meno distrattamente la diabolica combinazione anatra-compressa antimalarica decide di far provare al mio stomaco ciò che prova un campo invaso da cavallette, costringendomi a testare per buona parte della notte e del giorno seguente la comodità della tavoletta del cesso e la sua capacità di specchiare la mia faccia. (per i curiosi: dopo la terza volta l'acqua è così sporca che il vostro riflesso è più brutto di ciò che avete vomitato). Il giorno successivo ci svegliamo alle cinque per prendere il battello che ci porterà all'isola di Marajo.
A bordo, mentre tentavo di riflettere sulla mia condizione cercando di far dimenticare allo stomaco il movimento ondulatario della barca, mi accorsi che il sorriso di una ragazza inficiava il mio diritto all'autocommiserazione, e così non potei fare a meno di innamorarmi di Natalia. Ancora non lo sapevo, ma mi aspettavano cinque giorni di attese disattese.3



1 n.d.b* ehi! L' influenza della televisione sull'immaginario collettivo è quasi l'argomento della mia tesi di laurea.
2 brutto non sapere cos'è un'aposiopesi, eh?
3 n.d.b. questo post è troppo lungo, e io lo so.


* nota del bloggatore


P.S. "Sotto il culo della rana" è anche uno stupendo libro di Tibor Fischer

3 commenti:

Anonimo ha detto...

meno male che ti sei salvato dal linciaggio nel post scrittum va'.

frà

erol ha detto...

fanculo.

giacomo ha detto...

Mi sento in colpa a dirti "che figata, è proprio un bel post, continua ad avere tutte le sfighe dell'universo così noi possiamo ridere di te!". Però se non mi sentissi in colpa te lo direi.