giovedì, febbraio 08, 2007

Un gioco di una terribile serietà

A voi non resta che calunniarci dalle vostre colonne, come fa l'ignorante con ciò che non capisce

Io e questo cappello conquisteremo il mondo. Ma soprattutto questo cappello.

Su Morbin.it c'è un'interessante indagine sui blog e su come questi abbiano cambiato il nostro modo di informarci, di fare acquisti e concepire il mondo.
Cos'è per me un blog? e, soprattutto, perchè scrivo su un blog?. E' più o meno la stessa domanda che un amico mi ha rivolto lunedì scorso davanti ad una pizza di notevoli dimensioni.
Al momento non ho saputo rispondere. L'unica cosa che ho farfugliato era che non scrivo solo per me stesso.
Il fatto è che noi scrittoruncoli di un'età attorno ai ventanni siamo abbastanza egocentrici da presupporre di avere qualcosa da dire, ma anche abbastanza educati da non crederci veramente. Per questo sulle domande dirette andiamo in crisi. Cerchiamo di sviare, di sminuirci, tentiamo di separare l'azione "scrivere" dal mestiere "scrittore". E proprio per quanto sopra detto io sto usando il plurale.
Forse è che vogliamo vedere cosa succede, gettare la pietra nel lago e stare ad osservare quanto larghi saranno i cerchi.

(A volte invece penso che forse è che il blog ci permette di dire la nostra e di starcene in disparte, come se sussurrassimo nel bel mezzo di una piazza piena di gente. In un sol colpo accontentiamo il nostro egocentrismo e la nostra timidezza. E nel caso qualcuno dovesse darci ascolto, be', non siamo davvero noi quei tipi intelligenti che scrivono sui propri blog.)

Per tornare alla blogosfera: Marshall McLuhan sosteneva che "il mezzo è il messaggio", nel senso che ogni medium organizza in un certo modo le informazioni che trasmette, e questa organizzazione spesso è più determinante del contenuto. (il cigno ieri mi ha ricordato che lui risponderebbe "lei non ha capito assolutamente nulla del mio lavoro" come fa nel film "Io e Annie" di Woody Allen), quindi forse è la domanda ad essere posta in modo sbagliato. Forse chiederci perchè scriviamo su un blog è un po' come chiederci perchè viviamo invece di morire (che sarebbe molto più comodo), e ha la stessa valenza del chiederci perchè non scriviamo. Anche se scrivere domandandosi perchè non sto scrivendo potrebbe essere un controsenso. Insomma: piuttosto che perdere tempo a chiederci i motivi per i quali scriviamo dovremmo cercare di capire cosa i blog ci lasciano scrivere. Quali messaggi "passano" e quali no.
(anche se inevitabilmente torneremo a chiederci "Perchè si scrive?")




"Ma tu un giorno avrai imparato a scrivere."-"Lo spero."-"E' come diventare commercialista"-"Forse."-"Perché vuoi scrivere?"-"Non so. Una volta pensavo che fosse la mia vocazione. No, non l'ho mai pensato invece. E' solo una frase fatta."-"No, non è vero. Io sento veramente che sono nato per fare il commercialista."-"Beato te."-"Forse tu hai la vocazione di scrivere?"-"Non so. Magari. E' un modo di dire orribile. Volgare."-"Non sembra orribile. E nemmeno volgare."-"E' così difficile esprimersi."-"Capisco questo"-"Io mi voglio esprimere"-"Lo stesso è vero anche per me"-"Sto cercando la mia voce"-"E' dentro la tua bocca"-"Voglio fare qualcosa di cui non avere vergogna"-"Qualcosa di cui essere orgoglioso, giusto?"-"Neanche. E' solo che non voglio vergognarmene."-"Ci sono tanti scrittori russi pregiati, giusto?"-"Oh, certo. In quantità"-"Tolstoj, giusto? Lui ha scritto Guerra e anche Pace che sono libri pregiati e ha anche vinto il Premio Nobel della Pace per la Letteratura, se non mi sbaglio"-"Tolstoj, Belyj, Turgenev"-"Una domanda."-"Sì?"-"Tu scrivi perchè hai qualcosa da dire?"-"No."-"E se posso traslocare a un altro argomento: quanta moneta guadagna un commercialista in America?"
(Jonathan Safran Foer, in quello stupendo libro che si chiama "Ogni cosa è illuminata")

2 commenti:

giacomo ha detto...

Foer mi era già stato consigliato da una persona di cui mi fido di meno.

Comunque quella di sussurrare in mezzo alla piazza è esattamente la giustificazione ufficiale che dà l'ambasciata di Me Stesso nel Mondo Reale, mitico. Ed è anche la più logica. Parlare a tutti = parlare a nessuno, ma guarda.
Ma dove sta la patafisica? Nei blog privati.

Anonimo ha detto...

...muahahahahahah! e il futuro dio terribile e spietato inizia a tessere la sua trama di fili. vi fa pensare ciò che vuole e vi fa dire ciò che meglio ritiene! muahahahahah

deliri d'onnipotenza a parte. l'hai finito?